Siamo nel 2024, il digitale permea le nostre vite ma gran parte delle aziende italiane è ferma a primi anni 2000 quando c’erano la corsa al fare il sito web e la giungla delle web agency.
Nel b2b regnano ancora i siti vetrina, punti di contatto dove però si può fare ben poco. Tante le funzionalità su cui lavorare, da espandere. Ed è scoraggiante visto che ormai anche nel b2b i buyer aspirano/vogliono/pretendono autonomia. Lode a quei pochi che investono e creano modelli di efficienza che tirano in mezzo tutto l’ecosistema o filiere (come raccontava il buon Davide Giordano con l’esempio Toyota) ma, siamo indietro. E ne parliamo con chiarezza da quanto? Almeno 15 anni? Dovremmo essere a una maturità digitale elevata e invece siamo ancora alle elementari. No way.
Tu prendi una buona dose di resistenza al cambiamento della rete vendita, il timore della perdita del presidio/relazione con i clienti e la mancanza di skill tecnologiche/organizzative e avrai le principali motivazioni che impediscono la famosa “transizione digitale”.
Il Politecnico di Milano è drammaticamente chiaro ogni anno: dobbiamo fare di più. Nel convegno B2B digital commerce ci si sforza ad essere un po’ entusiasti ma… l’è dura.
Fatevi guidare, cercate un vostro nuovo vantaggio competitivo, siate empatici.