È in corso un’indagine senza precedenti che ha portato alla luce accessi abusivi e furti di dati riservati da una delle più importanti e sensibili banche dati d’Italia: il Ced Interforze del Ministero dell’Interno 🔐👤.

Cos’è il Ced Interforze?

Il Ced Interforze è il Centro Elaborazione Dati del Viminale, istituito nel 1981, che centralizza e protegge informazioni di rilevanza nazionale per la sicurezza e la prevenzione della criminalità 🚓⚖️. Al suo interno c’è l’SDI (Sistema di Indagine Interforze), un super database che raccoglie dati storici su persone, veicoli, denunce e precedenti penali 🕵️‍♂️🚗. Tutte le forze dell’ordine italiane – dalla Polizia alla Guardia di Finanza – fanno riferimento a questa rete ultra-sicura e crittografata per condurre indagini di ogni genere.

Questo sistema è teoricamente protetto ai massimi livelli: i computer autorizzati e le reti di accesso sono rigorosamente chiusi e criptati 🔒. Per accedere, ogni operatore usa credenziali strettamente personali, aggiornate periodicamente, e gestisce informazioni altamente confidenziali. Il Ced ospita anche altre banche dati critiche come Punto Fisco (per dati fiscali) e il Siva (per le segnalazioni antiriciclaggio). Una marea di dati sensibili insomma.

Cosa è successo?

L’inchiesta ha rivelato una presunta organizzazione criminale che sarebbe riuscita ad accedere abusivamente al Ced Interforze, estraendo informazioni riservate. Questo gruppo di hacker e agenti insospettabili avrebbe usato un software avanzato per mimetizzare la sottrazione di dati, violando la sicurezza del Ced e infiltrandosi nei più delicati settori di sorveglianza della Repubblica 🔍.

Questi dati sarebbero stati raccolti e “venduti” a varie imprese e studi legali, dando loro un vantaggio sleale sul mercato. Informazioni riservate sarebbero state usate per intimidazioni e ricatti tra concorrenti, compromettendo la sicurezza e l’etica delle attività economiche italiane.

L’inchiesta ha già identificato diversi indagati, accusati di aver commissionato ricerche patrimoniali o dossier personali. Tra i nomi coinvolti spiccano manager di aziende, hacker e persino ex membri di amministrazioni pubbliche. Per aggravare la situazione, sembra che parte dei server utilizzati per questi scambi siano situati all’estero, complicando ulteriormente l’operazione e aprendo scenari preoccupanti sul piano internazionale 🌍.

Le conseguenze?

Questo scandalo solleva interrogativi importanti sulla protezione delle infrastrutture critiche e mette in guardia sul potenziale danno di fughe di dati in ambito pubblico e privato. La Procura e il COPASIR, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, stanno monitorando l’evoluzione dei fatti per prevenire che queste informazioni vengano sfruttate da attori internazionali per speculazioni e attacchi economici contro l’Italia💣.

Fonte: IlSole24Ore

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