Sta per prendere forma uno dei più importanti accordi che coinvolgono il risparmio degli italiani, con Generali e Natixis al centro di una possibile alleanza nel settore dell’asset management.
Che balle, che noia, ma che notizia è? Vero, non si parla di Amazon, Google, AI, Elon Musk ma devi drizzare le antenne perchè, se portata a termine, potrebbe essere una delle operazioni più significative in Europa, in un cresente contesto di consolidamento del mercato.
Sebbene il progetto sia ancora in una fase interlocutoria e non sia stato presentato ufficialmente al consiglio di amministrazione delle Assicurazioni Generali, emergono dettagli significativi su uno schema che potrebbe segnare un nuovo capitolo nella gestione degli investimenti a livello europeo.
Di che parliamo? Di una nuova piattaforma per il risparmio
Al centro del piano ci sarebbe la creazione di una piattaforma innovativa, con una gestione strategica che resterebbe sotto il controllo di Generali. Sul fronte delle partecipazioni, Generali Investment Holding (GIH) deterrerebbe il 50%, di cui circa il 42% farebbe capo direttamente a Trieste e l’8% a Cathay Life. L’altro 50% sarebbe di Natixis, il colosso francese dell’asset management.
Nonostante Natixis disponga di un portafoglio quasi doppio rispetto a Generali, la governance iniziale favorirebbe il Leone di Trieste, che avrebbe il diritto di nominare il CEO della nuova entità per almeno cinque anni. Questo equilibrio, apparentemente sbilanciato a favore di Generali, si regge su tre pilastri fondamentali: la composizione degli asset, i pesi degli apporti e la governance.
Gli asset in gioco
La forza dell’accordo risiede nella composizione del portafoglio della nuova piattaforma. Generali gestisce attualmente asset per 840 miliardi di euro, mentre Natixis può vantare un patrimonio complessivo di circa 1.200 miliardi di euro. Tuttavia, solo una parte del portafoglio di Generali verrebbe trasferita nella nuova realtà: si tratta degli asset di GIH, che ammontano a 650 miliardi di euro.
La disparità tra i due partner potrebbe sembrare evidente, ma sarebbe bilanciata da due fattori chiave:
- La marginalità dei portafogli: Generali potrebbe contare su un margine di profitto più elevato rispetto a Natixis.
- Un ulteriore contributo italiano: Trieste potrebbe mettere sul piatto altri 15 miliardi di nuova produzione, anche se rimane da definire il periodo temporale su cui si spalmerebbe questo impegno.
Ripartizione e governance
La ripartizione delle partecipazioni nella nuova entità, che garantirebbe a entrambe le parti il 50%, sarà accompagnata da una governance inizialmente favorevole a Generali. L’azienda italiana avrebbe il diritto di nominare il CEO per un periodo di cinque anni, con Woody Bradford, attuale CEO di Conning, indicato come possibile candidato.
Questa scelta strategica confermerebbe la centralità di Generali nella fase di avvio della piattaforma, rafforzandone il ruolo nel panorama europeo dell’asset management.
Implicazioni e vigilanza
Un’operazione di questa portata non passerebbe inosservata. Con un impatto diretto sulla gestione del risparmio italiano, l’accordo potrebbe essere sottoposto al vaglio del comitato per il golden power, in virtù delle normative sugli asset strategici introdotte nel 2023.
Se conclusa, la partnership rappresenterebbe una delle maggiori operazioni nel settore, consolidando il ruolo di Generali e Natixis come attori chiave nella gestione patrimoniale a livello europeo.
Certo questa è una di quelle news che se la racconti al bar non è che proprio tutti ti daranno retta ma fidati che potrebbe essere un pezzo di storia importante.