Negli ultimi 25 anni, i mercati azionari europei hanno visto una significativa perdita di peso relativo sulla scena globale. Nel 2000 rappresentavano il 34% della capitalizzazione mondiale, includendo il flottante, le small cap e Londra. Oggi, alla fine del 2024, il dato è sceso al 14,5%.
In valore assoluto, la market cap europea è comunque cresciuta: dai 6.850 miliardi di dollari di inizio millennio agli attuali 11.230 miliardi. Tuttavia, la sua incidenza mondiale è calata, mentre gli Stati Uniti hanno visto la loro quota salire dal 50% al 66,6%, e i mercati emergenti dal 5,2% al 10%.
Perché questo declino europeo?
1️⃣ L’ascesa dell’hi-tech USA: Giganti come Microsoft, Alphabet, Apple e Nvidia hanno dominato grazie alla digitalizzazione, all’IA e all’eredità del connubio tra industria e apparato militare americano. In Europa, invece, è mancata una spinta simile.
2️⃣ Ostacoli politici e culturali:
- Negli Stati Uniti e in Paesi emergenti come l’India, i mercati azionari sono visti come asset strategici per lo sviluppo economico e sociale. In Europa, invece, prevale un approccio più regolamentato e spesso ostile, che limita la crescita dei listini.
- La frammentazione delle Borse europee, dovuta a campanilismi e nazionalismi, ha impedito la creazione di un’unica piazza paneuropea forte, a differenza degli USA con Nasdaq e Wall Street.
3️⃣ Mentalità verso il capitale di rischio:
- Negli Stati Uniti, il 25,2% della ricchezza familiare è investito in Borsa. In Italia, questa percentuale è invece irrisoria.
- Le aziende europee, inoltre, hanno preferito indebitarsi piuttosto che quotarsi, favorendo così una minore effervescenza dei mercati azionari rispetto a realtà come Cina e India, che nel 2024 ha registrato oltre 320 IPO.
Una soluzione?
Ma io che ne so. La creazione però di un’unica Borsa paneuropea potrebbe essere una interessante via da percorrere.