Il lusso non conosce mai crisi eh? Insomma. Porsche sta attraversando una delle turbolenza manageriali più significative della sua storia recente. La conferma dell’uscita di scena del CFO Lutz Meschke e del direttore vendite Detlev von Platen ha scosso l’azienda, ma indiscrezioni suggeriscono che anche il CEO Oliver Blume potrebbe essere costretto a lasciare.

Perchè? Che succede?
Per via del (maledetto) elettrico: il principale motivo di questo rimpasto ai vertici è il calo delle vendite e il conseguente deterioramento della redditività, che hanno messo sotto pressione la casa di Stoccarda, fiore all’occhiello del Gruppo Volkswagen.

Nel 2024, Porsche ha registrato un calo delle vendite del 3%, con una flessione particolarmente marcata in Cina (-28%). Le consegne della Taycan, la prima berlina sportiva completamente elettrica della casa, sono diminuite del 49%.
Questi risultati deludenti hanno portato a pressioni sui margini operativi e alla necessità di ridurre le spese di oltre 1,5 miliardi di euro. Di fronte a questi dati, l’insoddisfazione degli azionisti è cresciuta, spingendo a una revisione della leadership. Difficile far correre il business.

Il CEO Oliver Blume, numero uno sia di Porsche che del Gruppo Volkswagen, è da tempo oggetto di critiche per la sua doppia posizione. Il malcontento è diffuso sia tra gli azionisti che all’interno dell’azienda, dove si lamentano ritardi nelle decisioni e una gestione non abbastanza reattiva alla crisi in corso.

Mi fa sorridere che tra i nomi che circolano per la successione di Blume spicchi Klaus Zellmer, attuale CEO di Skoda. Skoda e Porshe dovrebbero essere lontani anni luce ma, Klaus in realtà ha una lunga e pregressa esperienza in Porsche e Volkswagen. La sua conoscenza del marchio e delle dinamiche di mercato lo rendono quindi un forte candidato. Un altro nome è Peter Bosch, ex responsabile della produzione di Bentley e attuale capo della divisione software Cariad, con un profilo più orientato alla ristrutturazione e all’innovazione.

Per ora, il CEO mantiene però la sua posizione, ma le pressioni affinché lasci la conduzione del prestigioso brand di Zuffenhausen aumentano e non starà dormendo proprio sonni tranquilli. Nei prossimi incontri del consiglio di sorveglianza si deciderà il futuro della leadership, in un contesto di forti turbolenze per il settore automobilistico europeo. Intanto, il titolo ha chiuso in rosso (-3,99% e meno 38% dai massimi di aprile 2024) sotto la minaccia dei dazi di Trump, ai quali Porsche potrebbe rispondere spostando parte della produzione negli USA.

Questa crisi evidenzia le sfide che anche i marchi più prestigiosi e di lusso devono affrontare nell’era della transizione elettrica e delle dinamiche globali in rapida evoluzione. La capacità di adattarsi rapidamente e di rispondere alle esigenze del mercato sarà cruciale per il futuro successo di Porsche.