Trovi online un ottimo paio di scarpe ma sei indeciso sulla taglia. Ne ordini due paia di taglie differenti e restituisci quella che non va bene.

Tutto bene. Un sistema infallibile fino a quando i merchant non hanno esclamato: “Ao’ ce siamo stufati”.

Probabilmente non hanno detto esattamente così e il reso gratuito è ancora una leva importante per molti merchant ma, secondo The Atlantic, circa il 41% dei merchant americani nel 2022 ha addebitato un costo agli utenti per le spese di restituzione in aumento rispetto al 33% del 2021.

Anche Amazon ha iniziato ad addebitare ai clienti $ 1 per la consegna dei pacchi in determinati negozi UPS.

Perché questo cambiamento?

Il tasso medio di restituzione degli acquisti online è del 15% -30% e gli americani nel 2022 hanno reso beni per un valore di oltre 800 miliardi di dollari. Tante scatole, tante spedizioni. In definitiva: troppi costi. La logistica si complica. Non è una novità, è una piaga che pesa sempre di più da anni.

Secondo The Atlantic, un singolo reso può costare a un merchant $ 10- $ 20, escluso il trasporto di ritorno a un magazzino.

Ovviamente più della metà degli utenti della rete ritiene che i merchant dovrebbero coprire il costo dei resi e il 62% ha affermato che farebbe acquisti altrove se l’eventuale processo di reso non fosse semplice.

L’e-commerce è un bel servizio, attenzione a non abusarne e… se un utente ordina lo stesso prodotto in colori/taglie differenti… forse un addebito per l’eventuale reso ci sta. É un aspetto che riguarda solo il fashion? Ovviamente no.

Fonti:

Il recente articolo su The Atlantic: https://www.theatlantic.com/technology/archive/2023/05/free-online-shopping-returns-retailer-policy-changes/673975/

L’elenco di merchant che hanno introdotto dei costi per il reso già dallo scorso anno: https://footwearnews.com/2022/business/retail/stores-charging-for-returns-1203312152/

Anche il Washington Post dice la sua: https://www.washingtonpost.com/business/2022/12/09/free-returns-holiday-shopping/

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