È slittato tutto di un quarter ma ormai ci siamo: entro il 31 marzo 2025, le imprese italiane dovranno dotarsi di un’assicurazione contro calamità naturali come terremoti, frane e lluvioni.
Sentirai parlare di assicurazioni “cat nat” a nastro, nei prossimi mesi perchè le nostre industrie sono particolarmente a rischio.
Il ritardo dell’Italia rispetto ad altri Paesi europei sulle polizze catastrofali è evidente, ma la gravità dei rischi rende questa transizione non solo urgente, ma necessaria.
I dati (Banca d’Italia) che emergono sono impressionanti: 1.000 frane l’anno in Italia, con il 35% delle aziende manifatturiere esposte e una parte significativa della forza lavoro a rischio. Non stupisce che, con il 2024 destinato a essere l’anno più caldo mai registrato, le perdite economiche legate agli eventi estremi stiano crescendo esponenzialmente.
Swiss Re, uno dei principali riassicuratori globali, ha recentemente sottolineato come il 2024 si stia configurando come l’anno più caldo di sempre, con perdite economiche globali legate a eventi estremi pari a 310 miliardi di dollari, in aumento rispetto al 2023. Di questi, 135 miliardi di dollari sono stati coperti dalle assicurazioni, segnando un incremento del 17% rispetto all’anno precedente. Per il quinto anno consecutivo, le perdite assicurate causate da catastrofi naturali supereranno i 100 miliardi di dollari.
La sfida (di business) sarà sviluppare un sistema che non si limiti a coprire le perdite, ma che investa in prevenzione e resilienza. Questo richiede collaborazione tra assicurazioni, istituzioni pubbliche e il settore finanziario.
Il settore insurtech è in fermento.
I principali attori del mercato, come Generali, Unipol, Allianz, e Sace, stanno già predisponendo soluzioni, ma il successo dipenderà anche dalla capacità di creare consapevolezza e incentivare le imprese ad adottare misure adeguate. Consapevolezza che pare latitare e meno male che arriva l’obbligo. Un po’ come la storia delle cinture di sicurezza.
Un approccio integrato sarà cruciale per garantire non solo la sopravvivenza delle aziende, ma anche la loro competitività in un contesto sempre più segnato dal cambiamento climatico che, purtroppo, non è più solo cosa da film hollywoodiani. Un’opportunità per l’Italia di colmare il gap e dimostrare di essere pronta ad affrontare le sfide future. Daje.
Fonte: IlSole24Ore