Un nuovo protagonista è entrato di soppiatto nella corsa all’AI, e sembra essere più elegante, più intelligente e, soprattutto, infinitamente più economico rispetto a qualsiasi soluzione che la Silicon Valley possa offrire. Si chiama DeepSeek, una startup cinese nata come spin-off del fondo di investimento High-Flyer, e il suo impatto è stato immediato e dirompente: ha scosso i mercati, messo in crisi il predominio americano sull’intelligenza artificiale e ribaltato alcune certezze su una presunta superiorità tecnologica occidentale.
Il modello R1-Zero e i costi rivoluzionari
DeepSeek ha presentato il modello R1-Zero, un chatbot open source che promette capacità di ragionamento paragonabili ai modelli più avanzati di OpenAI, come o1 e o3, ma a una frazione del costo. Secondo il white paper dell’azienda, il modello è stato sviluppato in appena due mesi con un investimento di soli 5,6 milioni di dollari (ti invito a prenderlo con le pinze). Per confronto, il training di ChatGPT-4 di OpenAI è costato circa 78 milioni, e quello del modello Gemini Ultra di Google ben 191 milioni. Un abisso? Sì, i valori non saranno corretti ma molto probabilmente DeepSeek è costato meno.
Questa disparità nei costi ha sollevato domande sui metodi utilizzati da DeepSeek e ha alimentato sospetti che l’azienda cinese abbia potuto sfruttare conoscenze avanzate provenienti dai modelli americani. Il risultato però è chiaro: DeepSeek ha dimostrato che sviluppare un LLM (modello linguistico di grandi dimensioni) può essere molto più economico di quanto immaginato, soprattutto grazie a un processo chiamato distillazione, che trasferisce capacità di ragionamento da modelli più grandi a versioni più piccole, rendendole accessibili su dispositivi meno potenti senza ricorrere al cloud. Cavolo, potremmo farlo allora anche in Italia, per dire…
DeepSeek: una beffa per la Silicon Valley
Nonostante le restrizioni americane sulle esportazioni di semiconduttori avanzati verso la Cina, DeepSeek è riuscita a sfruttare i meno performanti chip Nvidia H800 per sviluppare un prodotto competitivo. Questo risultato è tanto più impressionante se si considera che, dal 2022, Washington ha bloccato l’esportazione dei più avanzati chip H100, ritenendoli fondamentali per l’AI americana.
E la beffa non si è fermata qui: nelle ultime 48 ore, DeepSeek ha conquistato il primo posto sull’App Store di Apple, superando persino ChatGPT e dimostrando quanto il suo approccio open source e i suoi costi contenuti siano apprezzati dagli utenti globali. Open Source, in Cina. Oibò, un filo di scetticismo corroborato da paura dovrebbe venire.
Il crollo del Nasdaq e le implicazioni finanziarie
Il debutto di DeepSeek ha avuto un impatto immediato sui mercati finanziari. Nvidia ha registrato un calo del 16,86%, con una perdita record di 589 miliardi di dollari in capitalizzazione di mercato. Anche altri giganti come Microsoft, Palantir e Broadcom hanno subito perdite significative, così come aziende legate all’infrastruttura energetica e ai data center, il cui futuro appare meno sicuro di fronte alla possibilità di modelli AI meno costosi e meno dipendenti da grandi quantità di energia.
Nonostante il panico iniziale, alcuni analisti vedono in questo scenario un’opportunità per acquistare titoli tecnologici a prezzi più bassi. L’idea di una competizione internazionale più feroce potrebbe infatti stimolare ulteriormente innovazioni e investimenti nel settore.
I limiti di DeepSeek: censura e privacy
Dietro al successo tecnologico di DeepSeek si nasconde però un’importante ombra: la censura. Il chatbot riflette pienamente i valori del socialismo cinese, autocensurandosi su temi sensibili come Tiananmen, Taiwan o il Tibet. Questo aspetto sottolinea come il modello, pur essendo open source, sia influenzato dalle regole imposte dal governo cinese.
Anche sul fronte della privacy ci sono riserve. Secondo l’ultimo documento rilasciato dall’azienda a dicembre 2024, DeepSeek raccoglie dati sensibili, inclusi indirizzi email e prompt degli utenti, e potrebbe condividerli con terze parti. Questo pone interrogativi sul suo utilizzo in contesti aziendali e personali.
Il futuro dell’AI: l’alba di una nuova competizione?
DeepSeek rappresenta una sfida senza precedenti per l’Occidente nel campo dell’intelligenza artificiale. Come ha scritto Marc Andreessen, venture capitalist, “DeepSeek-R1 è il momento Sputnik* dell’AI”. Con costi bassissimi, un approccio open source e prestazioni competitive, la startup cinese ha dimostrato che il panorama dell’AI è destinato a cambiare.
Il suo successo non solo mette in discussione i metodi e i costi della Silicon Valley, ma apre anche nuove possibilità per lo sviluppo di chatbot e applicazioni AI su larga scala, accessibili anche a chi dispone di risorse limitate. Tuttavia, rimangono aperte molte domande sulla sostenibilità di questo modello e sull’impatto geopolitico che avrà nei prossimi anni.
La partita è appena iniziata. E il mondo intero osserva.
Fonte: IlSole24Ore + varie
* Il riferimento allo Sputnik richiama un momento storico cruciale nella corsa tecnologica tra le grandi potenze globali. Lo Sputnik 1 fu il primo satellite artificiale lanciato nello spazio dall’Unione Sovietica il 4 ottobre 1957. Questo evento rappresentò un punto di svolta nella Guerra Fredda: dimostrò che l’URSS aveva capacità tecnologiche e scientifiche superiori a quelle degli Stati Uniti in quel momento, creando sorpresa e preoccupazione a livello globale.
L’episodio dello Sputnik è diventato un simbolo per indicare quei momenti in cui una nazione o un’azienda dimostra una superiorità tecnologica inaspettata, spingendo i concorrenti a una reazione rapida per colmare il divario. In questo caso, la metafora viene usata per sottolineare come il successo di DeepSeek potrebbe essere un segnale di allarme per l’Occidente, indicando che la Cina è in grado di competere e, in alcuni ambiti, superare le aziende americane nel campo dell’intelligenza artificiale.