Manca ancora una vera cultura informatica e digitale, andrebbe imposta della formazione agli imprenditori: vuoi aprire una impresa? Ok, prima fai questi corsi, questi esami, queste certificazioni. Dovremmo salvaguardare le nostre PMI.

Il Cyber Index PMI 2024, presentato da Confindustria e Generali con il supporto del Politecnico di Milano e dell’ACN (Agenzia per la cybersicurezza nazionale), rivela che le piccole e medie imprese italiane non raggiungono la sufficienza nella gestione dei rischi informatici. Il punteggio medio è 52 su 100, appena un punto in più rispetto al 2023 (il livello di sufficienza è 60 su 100).

🔹 Il 56% delle aziende è poco consapevole dei rischi cyber, come il furto di dati o il cyberspionaggio.
🔹 Il 44% riconosce il rischio, ma solo il 15% ha una strategia di protezione efficace.

Le minacce aumentano, ma le PMI non investono abbastanza in prevenzione, rischiando di essere vulnerabili agli attacchi.

Oggi chiunque può aprire un’azienda senza avere la minima consapevolezza dei rischi cyber, ed è qui che bisognerebbe intervenire con un approccio strutturato:

📌 Formazione obbligatoria per gli imprenditori su sicurezza informatica e digitale.
📌 Esami e certificazioni per chi vuole avviare un’attività, come avviene per la sicurezza sul lavoro.
📌 Incentivi fiscali per chi investe nella cybersecurity e nella protezione dei dati.

Secondo il prefetto Bruno Frattasi (ACN), un ransomware devastante può cancellare un’azienda dal mercato.

Alessandro Piva del Politecnico di Milano ha evidenziato “il persistente ritardo nella maturità delle PMI” in ambito di sicurezza informatica. Angelo Camilli, vicepresidente per il credito, la finanza e il fisco di Confindustria, ha affermato che “rafforzare la sicurezza digitale significa tutelare il futuro delle nostre aziende e dell’intero sistema produttivo“. Massimo Monacelli, general manager di Generali, ha sottolineato che “le PMI contribuiscono alla crescita, all’occupazione e all’innovazione del nostro Paese“.

Pietro Labriola, amministratore delegato di TIM e delegato dal presidente di Confindustria Emanuele Orsini alla transizione digitale, ha dichiarato: “In un contesto di minacce sempre più sofisticate è fondamentale che il Paese adotti un approccio strategico” e promuova una “collaborazione tra pubblico e privato a tutela soprattutto delle PMI“. Il prefetto Bruno Frattasi, direttore dell’ACN, ha sottolineato che le PMI devono compiere uno “sforzo” poiché, se “un’impresa è colpita da un ransomware devastante, rischia di essere cancellata dalla scena produttiva“.

Serve un approccio strategico, non capisco che cosa ci voglia a capirlo. Le PMI sono il cuore del nostro sistema produttivo: rafforzare la cybersecurity significa proteggere il futuro dell’economia italiana. Serve un cambio di mentalità (anche qui): la sicurezza informatica non è un costo, è un investimento per il futuro.

Fonte: Confindustria