Dalle prime ore di ieri, l’app di DeepSeek, l’intelligenza artificiale cinese che ha scosso i mercati globali, è stata rimossa dagli store digitali di Apple e Google in Italia. Fino a quel momento, era tra le più scaricate, con oltre 3,1 milioni di download nel mondo dal suo lancio a metà gennaio, secondo AppFigures.

Il sito rimane accessibile, seppur con difficoltà. Anche chi aveva già installato l’app ha riscontrato problemi di utilizzo. Fonti vicine alla vicenda confermano che è stata DeepSeek stessa a ritirare l’app dagli store.

L’assenza di risposte ufficiali da parte di Google, Apple e DeepSeek alimenta i dubbi. La rimozione è avvenuta il giorno dopo che il Garante della Privacy ha chiesto chiarimenti a Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e Beijing DeepSeek Artificial Intelligence sui dati raccolti e la loro conservazione, ponendo un limite di 20 giorni per rispondere.

Il caso ha attirato l’attenzione internazionale, con TechCrunch che ha riportato la notizia evidenziando come la rimozione dell’app sia avvenuta solo in Italia. E, nonostante non vi siano conferme, questo solleva ovviamente degli interrogativi sul legame tra l’intervento del Garante e la decisione dell’azienda cinese.

Abbiamo però un caso che ha fatto scuola: anche ChatGPT fu bloccato temporaneamente nel 2023 dal Garante e riammesso dopo modifiche alle policy. OpenAI è stata poi multata per 15 milioni di euro a dicembre 2024 per violazioni del GDPR. In quell’occasione, il servizio tornò operativo dopo un mese.

Quindi può essere che DeepSeek abbia preferito evitare il rischio di sanzioni, ritirando l’app dal mercato italiano, considerato limitato rispetto ai numeri globali. Il presidente del Garante, Pasquale Stanzione, ha ribadito la necessità di garantire trasparenza sull’uso dei dati e ha sottolineato che la protezione delle informazioni degli italiani resta una priorità assoluta.

L’Italia ha già messo sotto esame l’AI cinese?

Beh, l’intervento del Garante Privacy italiano su DeepSeek evidenzia come l’AI stia diventando il campo di scontro tra diversi modelli regolatori. Dopo il caso OpenAI, ora tocca alla startup cinese affrontare il vaglio delle autorità europee, con questioni legate alla trasparenza, alla raccolta dati e al rispetto del GDPR.

A differenza però di OpenAI, DeepSeek opera in un contesto normativo cinese in cui le imprese possono essere obbligate a condividere i dati con il governo locale, creando potenziali rischi per la privacy degli utenti europei. Il caso arriva in un momento cruciale, con l’approvazione dell’AI Act e l’inasprimento della competizione geopolitica tra USA, Cina ed Europa.

L’esito di questa vicenda sarà un test per la capacità dell’UE di imporre le proprie regole ai giganti tecnologici extraeuropei e di difendere la propria sovranità digitale.

Fonte: IlSole24Ore

NOTA:
DeepSeek è anche al centro di indagini da parte di OpenAI e Microsoft per un possibile accesso non autorizzato ai dati di OpenAI. Se confermato, questo potrebbe acuire le tensioni tra USA e Cina.

Parallelamente, il governo americano sta valutando restrizioni sull’uso di DeepSeek per motivi di sicurezza nazionale, temendo una raccolta indebita di dati sensibili, in uno scenario simile a quello di TikTok. La marina USA ha già vietato l’uso dell’app al proprio personale.

Nel frattempo, Alibaba invece spalleggia il neonato fratello cinese, dichiarando che le sue soluzioni superano quelle di DeepSeek e possono competere con OpenAI. Con oltre 100 nuovi modelli basati su Qwen 2.5, Alibaba punta a diventare un riferimento per aziende e sviluppatori.

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