L’inizio del 2025 non porta segnali di una vera ripresa. Secondo il Centro Studi Confindustria, l’economia italiana resta debole: il PIL è fermo, l’industria soffre e l’inflazione torna a salire, complice il rincaro di gas ed elettricità.

🔥 Caro energia e inflazione in risalita
Il prezzo del gas in Europa è più che raddoppiato rispetto a un anno fa (TTF a 53 €/MWh contro i 26 €/MWh del 2024), mentre il costo dell’elettricità è salito del 76%. Questo impatta direttamente sull’inflazione, che in Italia è risalita all’1,5% dopo il minimo dello 0,7% toccato nel 2024.

🏭 Industria in crisi, servizi in crescita modesta
L’industria è in affanno, con il settore automotive in forte contrazione (-36,6% rispetto a dicembre 2023). La produzione industriale segna il settimo trimestre consecutivo in calo (-3,1% a dicembre), mentre i servizi crescono a fatica: va ebene che la spesa dei turisti stranieri è aumentata di appena l’1,3% ma la fiducia delle imprese è in calo.

📊 Credito e investimenti: il nodo della ripresa
Nonostante l’allentamento della politica monetaria con un tasso alle imprese in calo (4,40% a dicembre), il credito resta in contrazione (-2,3% annuo), ostacolando la ripresa degli investimenti. Le prospettive sono incerte anche per via delle tensioni sui dazi USA, che potrebbero frenare scambi e investimenti.

🛒 Caro bollette e impatto sui consumi
L’aumento dei costi energetici non colpisce solo le imprese, ma rischia di riflettersi direttamente nel carrello della spesa. Granarolo ha già annunciato la necessità di un rialzo del 10% sui listini per compensare il costo dell’energia (+15 milioni di euro) e l’aumento del prezzo del latte. Anche Acqua Sant’Anna potrebbe rivedere i prezzi, mentre i produttori di pasta, memori della crisi del 2023, cercano soluzioni alternative, come investimenti nel fotovoltaico. Alle famiglie l’energia elettrica batte un +23% in bolletta e il gas un +6%.

📈 Borsa ai massimi, ma con alta volatilità
Nonostante il contesto incerto, la Borsa continua la sua corsa. Il Centro Studi Confindustria evidenzia però che l’indice VIX, che misura la volatilità azionaria, è in aumento (15,2 rispetto a 13,8 di fine 2019), segnale di instabilità. Un mercato azionario in crescita non sempre si traduce in un’accelerazione del PIL, soprattutto se accompagnato da alta incertezza.

Il 2025 parte con molte incognite: tra caro energia, difficoltà dell’industria e consumi stagnanti, la ripresa appare ancora lontana. Riusciranno le politiche monetarie espansive e il rafforzamento dei servizi a dare la spinta necessaria? Mah.

Fonte dati: IlSole24Ore