In Italia, le lavanderie non lavano solo i vestiti ma anche i redditi, sfuggendo al Fisco come fanno anche ristoranti, bar, pasticcerie, macellerie, impianti sportivi e persino centri di assistenza per anziani e disabili. Le partite IVA sono valutate su una scala da 1 a 10, una sorta di pagella in base alla loro affidabilità fiscale, e solo chi raggiunge almeno 8 è considerato affidabile. Purtroppo, molti non ci arrivano: nel 2022, 1,53 milioni di autonomi (più delle metà) hanno presentato dichiarazioni fiscali traballanti.
Il divario tra chi dichiara correttamente e chi no è enorme: gli “inaffidabili” (il 69,7%) dichiarano in media 22.165 euro, mentre i più affidabili 78.142 euro. Questo gap alimenta una notevole evasione fiscale, costando allo Stato 30,2 miliardi di euro all’anno.
Con 29.520 dipendenti, l’Agenzia delle Entrate dovrebbe fare 6.000 controlli al giorno per stare al passo, ma la probabilità di essere beccati resta sotto l’1%. Ma ti rendi conto?
Cosa fare? Il Fisco ha pensato a un concordato: se accetti il reddito che ti calcoliamo, ti evitiamo le verifiche per due anni. Mah, resta da vedere se funzionerà. Vista la situazione forse andrebbe imposto, non proposto.
C’è una speranza: farmacie, studi medici e commercialisti hanno tassi di affidabilità più alti grazie agli incentivi fiscali per i pagamenti tracciabili. E se è vero che ovviamente i pagamenti elettronici fanno la differenza per molte altre realtà, la strada verso la trasparenza fiscale è ancora lunga e tortuosa.
P.S.
Se stai pensando cose come: buttiamoci dentro l’AI per macinare tutti i dati! Non è questo il problema. Il problema è poi che si aprono delle contestazioni, che le posizioni vanno gestite e che il tutto rappresenta un enorme costo per la società. Sì, anche per me e te.
Fonte: IlSole24Ore