Il settore fintech ha visto una prima fase di innovazione caratterizzata dallo “spacchettamento” dei servizi bancari tradizionali: le startup hanno focalizzato l’attenzione su singoli problemi specifici, offrendo esperienze più moderne e digitali rispetto alle banche tradizionali. Tuttavia, questo approccio non sempre si è rivelato profittevole a lungo termine, con costi di acquisizione dei clienti elevati e una durata del valore medio relativamente bassa. Ora stiamo assistendo a una nuova fase chiamata “rebundling“, dove le fintech stanno riaggregando i loro servizi per generare maggiore valore e redditività.

Questa trasformazione è accelerata dall’ascesa del Banking as a Service (BaaS), che facilita l’integrazione di servizi finanziari in altri tipi di aziende. Ma il successo di questo nuovo paradigma dipenderà dalla capacità di rispondere a domande cruciali: qual è il potenziale di mercato, quale profilo di margine e ricavi possiamo aspettarci, e quanto sarà efficace il cross-selling per migliorare l’economia unitaria?

Nell’immagine di quasi 10 anni fa (è del 2016) vedi l’home page di Well Fargo, (una delle quattro più grandi banche degli Stati Uniti) dove i suoi servizi sono presi d’assalto dalle fintech.

Risultato? Uno scenario troppo frammentato in cui ora si cerca di mettere ordine. Non fosse altro che redditività e la marginalità sono tornate alla ribalta.

Ci vuole un hub centrale che faccia da riferimento. E la parola “wallet”diventerà probabilmente il centro di gravità per i consumatori, non l’app o il conto.

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