Le azioni del Russell 2000, l’indice delle small cap statunitensi, hanno registrato un aumento dell’8% dopo aver toccato un minimo rispetto all’indice S&P 500, che invece ha perso il 2% a causa delle vendite nel settore tecnologico e dell’intelligenza artificiale. In particolare, Nvidia ha subito un calo del 20% dai massimi di giugno.

Se la crescita dell’8% ti fa storcere il naso, sappi però che questo riposizionamento non si vedeva da ben 25 anni.

Cavolo, e che succede?

Il movimento (di capitali) è stato innescato dai dati sull’inflazione negli Stati Uniti di giugno, inferiori alle aspettative, che ha portato gli operatori di mercato a scommettere su un imminente taglio dei tassi da parte della Fed a settembre. Di conseguenza, si è assistito a una rotazione di liquidità verso settori e titoli sensibili ai tassi, come il Russell 2000, le banche regionali, il real estate e le small e mid cap.

Un ulteriore elemento di tensione per le big tech è l’indiscrezione secondo cui una possibile amministrazione Trump inasprirebbe i dazi sulle esportazioni di chip verso la Cina, colpendo aziende come Nvidia, che fattura il 20% proprio laggiù.

Le small cap potrebbero resistere alle tensioni grazie alla loro recente performance e al sentiment positivo del mercato. Le statistiche indicano che, in situazioni simili, il Russell 2000 e l’S&P 500 hanno mostrato una crescita costante nei mesi successivi. Giochi di mercato, scommesse sulla pelle di qualche aziende ma già sappiamo la dura vita di chi si quota.

Un fuoco di paglia per le pmi? Facile verificarlo, basta aspettare i risultati delle trimestrali delle big 7 che sono dietro l’angolo.

É affascinante osservare le dinamiche dei mercati finanziari e come i vari fattori influenzino il comportamento degli investitori; il mercato finanziario è un complesso (e folle) ecosistema di interazioni dinamiche e interdipendenti, che lo rendono un campo intrigante per chi ama analizzare dati, capire comportamenti e anticipare tendenze future.

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