Satispay lotta sul mercato da tempo, è una app disegnata divinamente, i servizi sono inanellati uno dietro l’altro per cercare di portare nuove revenue e nuova marginalità. Ma… come sta andando Satispay? É profittevole? Fa margine? L’analisi di Walter Galbiati, vicedirettore di Repubblica, è piuttosto impietosa e non fa sconti.
Ma prima facciamo un salto indietro: gli unicorni sono startup che raggiungono una valutazione di un miliardo di euro senza passare dalla quotazione in Borsa, e Satispay è uno degli esempi più celebri in Italia.
Fondata nel 2013, ha rivoluzionato i pagamenti via smartphone, attirando investitori di rilievo e raggiungendo nel 2022 una valutazione record grazie a un aumento di capitale da 320 milioni di euro. In quell’anno (2022) in Satispay c’erano 280 persone, oggi sono in 670 e l’anno prossimo prevedono ancora assunzioni.
📉 Numeri alla Mano
2021: La società aveva 2,2 milioni di utenti e 170mila esercenti affiliati, ma il fatturato da servizi si fermava a 6,3 milioni di euro, a fronte di costi operativi di 32 milioni.
Risultato? Una perdita di quasi 26 milioni di euro.
2022: Con l’aumento dei tassi d’interesse, la situazione finanziaria globale ha iniziato a cambiare. Nonostante un round record di 320 milioni di euro, l’azienda ha chiuso l’anno con una perdita ancora più marcata: 60 milioni di euro. La base clienti era in crescita, ma i costi operativi e la necessità di investire per supportare l’espansione pesavano ancora sui conti.
2023: Satispay ha visto crescere i suoi utenti (4,2 milioni) e gli esercenti affiliati (300mila), ma i ricavi da servizi sono arrivati solo a 22 milioni di euro, mentre le perdite hanno raggiunto 46,3 milioni di euro. La crescita degli utenti non si è tradotta in profitti, creando una frattura tra espansione e sostenibilità.
I revisori di EY hanno voluto sottolineare nella relazione al bilancio 2023 quel capitolo della nota integrativa sulla continuità aziendale con un “richiamo di informativa”, in cui si sottolinea che non è in dubbio la sopravvivenza per un periodo non “inferiore ai prossimi dodici mesi”. Nessun allarme, sia chiaro, con un patrimonio netto positivo di 155 milioni di euro e una liquidità di 50 milioni (che non sono proprio due spicci), la società è in grado di operare nell’immediato, ma il futuro rimane incerto se:
1️⃣ Le perdite continueranno a crescere senza un aumento significativo dei ricavi.
2️⃣ Gli investitori non saranno disposti a finanziare ulteriori round di raccolta.
Riuscirà a rimanere un unicorno e a garantire un business solido, o sarà necessario un cambiamento di strategia per raggiungere un equilibrio economico?
La forza del suo brand non credo sia in discussione ma il 2024 ci dirà se la sua traiettoria potrà garantirsi un futuro solido e sostenibile nel fintech.
Fonte: La Repubblica