Il sito di comparazione prezzi Twenga ha avviato una battaglia legale contro Google, chiedendo un risarcimento che potrebbe raggiungere i 666 milioni di euro per abuso di posizione dominante. La controversia si trascina da anni e si concentra sull’uso da parte di Google della sua posizione di forza per favorire il proprio servizio a discapito della concorrenza.

Il Tribunale commerciale di Parigi, in una sentenza dell’8 luglio, ha ordinato a Google di rivelare a Twenga alcuni dei suoi dati per consentire un’analisi più approfondita del danno subito. La richiesta di risarcimento di Twenga e del suo principale azionista, Kwerian, inizialmente oscillava tra 960 e 1.351 milioni di euro, basandosi su un rapporto di Deloitte. Tuttavia, in seguito a revisioni basate sulle obiezioni di Google, la cifra è stata ridotta tra 499 e 666 milioni di euro.

Google ha contestato fermamente le accuse, negando qualsiasi pratica anticoncorrenziale e mettendo in dubbio le stime di perdita fornite da Twenga. La società americana ha sottolineato che la questione potrebbe restare in sospeso fino a una decisione definitiva della Corte di giustizia dell’Unione Europea.

Il caso di Twenga contro Google non è un episodio isolato. Negli ultimi anni, diversi siti di comparazione prezzi hanno intentato cause legali contro il colosso di Mountain View per abuso di posizione dominante. Uno dei casi più noti riguarda Idealo, un altro comparatore di prezzi, che ha avviato un’azione risarcitoria nei confronti di Google, chiedendo un risarcimento di circa 500 milioni di euro. Idealo sostiene di aver subito danni significativi a causa delle pratiche anticoncorrenziali di Google, che avrebbero distorto il mercato a favore del proprio servizio Google Shopping.

Anche la Commissione Europea ha affrontato la questione, multando Google con una sanzione di 2,42 miliardi di euro nel 2017 per aver favorito il proprio comparatore di prezzi rispetto a quelli dei concorrenti. Questo comportamento, noto come “self-preferencing“, ha penalizzato in modo sistematico altri operatori del mercato, come appunto Idealo e altri servizi simili.

Queste azioni legali e sanzioni mi riportano ad una decina di anna fa (sob!) quando lavoravo per un comparatore di prezzi e ricordo bene quanto ogni singola mossa di Google potesse mettere in ginocchio il nostro business. Ahimè, chi gode di posizione dominante, può fare il buono e il cattivo tempo. E, mi sbaglierò, sanzioni da 500 milioni sono bruscolini.

Fonte: Borsa Italiana